La Bodega Rey Fernando de Castilla prende il nome dal Re Fernando de Castilla “El Santo” che conquistò gran parte dell’Andalusia nel XIII secolo e che scoprì le eccezionali qualità del suolo e del clima per produrre vini di eccezionale qualità. La storia dell’azienda inizia con la famiglia Andrada-Vanderwilde, che ha una lunga tradizione nella zona e che, due secoli fa, produceva già uva e vini per la produzione di vini Jerez. Nel 1972, Fernando Andrada-Vanderwilde ha creato il marchio “FERNANDO DE CASTILLA” con l’obiettivo di produrre il brandy più selezionato della zona. La storia dello Sherry è molto antica; i Fenici nel 1100 a.C. fondarono le città di Gadir (l’attuale Cadiz) e più all’interno Xera (l’odierna Jerez); si susseguirono poi Greci e Romani i quali necessitavano di grandi quantità di vini dolci da inviare a Roma.
Anche gli Arabi nel 700 contribuirono allo sviluppo dello Sherry portando con sé la tecnica della distillazione (un’invenzione araba) che sarà poi determinante per la creazione del moderno Sherry. Furono i commercianti inglesi, però, nel 1500 a sviluppare lo Sherry come lo conosciamo oggi. Il clima di Jerez è mediterraneo ed è il più caldo di tutta la Spagna. Fortunatamente la vicinanza dell’oceano Atlantico contribuisce con i venti umidi di ponente a rinfrescare di notte i terreni e le vigne; la brezza atlantica è anche causa della formazione di un prezioso lievito “Saccharomyces Beticus” che formandosi sulla buccia dell’uva è responsabile della formazione del “Flor” lo strato di lieviti protettivi che isolano i vini dal contatto con l’aria e gli conferiscono un particolare ed unico gusto.
Il terreno più importante è chiamato “Albariza”, di colore bianco gesso si trova particolarmente nei dintorni di San Lucar De Barrameda dove si producono i migliori “Finos” chiamati “Manzanilla”. La peculiarità di questo terreno è quella di assorbire velocemente l’acqua che raramente cade, subito dopo si forma una crosta superficiale uniforme che ne impedisce l’evaporazione.
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Le varietà di Sherry
Fino: Sherry molto secco e pallido, maturato sotto la “Flor”, che è consigliabile bere nell’anno successivo all’imbottigliamento; ha aromi di lievito e mandorle; da consumarsi ben freddo come aperitivo, con tapas o piatti di pesce. Gradazione alcolica da 15° a 17°.
Manzanilla: è un Fino prodotto a San Lucar De Barrameda, che ha particolari note iodate.
Amontillado: è un Fino secco che ha perso il suo strato protettivo di Flor e quindi ha subito un processo di maturazione ossidativo. Di colore ambrato ha un bouquet intenso di frutta secca. Si abbina meravigliosamente a formaggi anche stagionati. Gradazione alcolica da 16° a 18°.
Oloroso: vino ottenuto senza Flor, con aggiunta di alcol dopo la fermentazione; di colore ambra scuro è un vino molto aromatico di grande corpo, può essere secco o semi-secco con un notevole contenuto di glicerina. Dai profumi molto complessi è un vino che si abbina a formaggi maturi, pasticceria secca, è vino da meditazione.
Palo Cortado: uno Sherry molto raro, frutto dei capricci della natura, è secco, sottile e complesso, anch’esso invecchiato senza Flor, a metà fra l’Amontillado e L’Oloroso, il suo profumo e aroma tende verso l’Amontillado mentre nel gusto è più simile ad un Oloroso.
Pedro Ximénez: prodotto con il Pedro Ximenez passito (detto anche P.X.), è lo Sherry più dolce e sontuoso; di un colore scuro quasi nero, ha un profumo che ricorda l’uva passa e i fichi secchi. Si abbina a dessert strutturati e anche al cioccolato; vino da meditazione.
I vitigni più importanti sono il Palomino, uva a bacca bianca che produce vini chiari, leggeri ed eleganti, ma poco acidi; il Pedro Ximenez, vitigno più delicato e molto meno coltivato che si usa attualmente per la produzione di vini molto dolci e passiti; il Moscatel usato per la produzione di vini dolci.
Il Metodo chiamato Solera (dallo spagnolo “suelo”) nasce nella metà del 1800 quando gli importatori inglesi chiesero alle cantine di avere una costanza qualitativa nel gusto. Il metodo consiste nel poter aggiungere al vino, già tenuto nelle botti, dell’altro vino nuovo per poter garantire la continuità del “Flor” che altrimenti potrebbe morire se non continuamente rinvigorito con vino giovane. Si preleva quindi non più di un terzo di vino dalle botti più vecchie, mentre a caduta, si spillerà dalle botti soprastanti lo stesso quantitativo di vino estratto fino ad arrivare all’ultima botte sopra la “Criadera” (catasta di botti da 550 lt.) che verrà riempita con vino nuovo.
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